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Shadowrun [Recensione]

Come sempre i saldi di GOG sono miei amici, a questo giro è andata abbastanza bene anche se è ancora dura decidere se stare dalla parte dei “trofei” o da quella dei “goodies da raccattati”, nel senso che su Steam c’è una vera e propria community con tanto di obbiettivi, guide e workshop a portata di mano mentre su GOG trovi giusto un forum di gente troppo pretenziosa e qualche bonus insulso tipo avatar ritagliati da wallpaper ufficiali e “soundtrack” estratte dai dati di gioco...
Alla fine però a vincere è sempre una cosa: i soldi, e generalmente su GOG i saldi sono più allettanti.
Oh beh, ovviamente il catalogo di GOG è microbico al confronto (e ovviamente, "politicamente" parlando, odio Valve e amo i CD), ma visto che tanto ho un portatile scassato devo comunque andare a cercare cose vecchie e GOG mi va più che bene.
Dopo questa piccola dissertazione andiamo alla recensione vera e propria.

Per circa 5€ sono riuscita a prendermi gli Shadowrun, il secondo gioco berlinese però devo ancora iniziarlo quindi oggi parlerò solo del primo degli Harebrained: il Returns.
Mettiamo in chiaro che non sapevo un tubo della serie, tant’è che ero convinta che il Returns fosse una sorta di remake di uno Shadowrun (sempre Harebrained) uscito poco anni prima, una sorta di FinalMix insomma –avevo giusto una mezzo ricordo su una campagna kickstart.
Invece poi ho scoperto che Shadowrun è una serie abbastanza vecchia e prolifica che deriva da... come dirlo in maniera carina? Un Cyberpunk dei poveri? Un po’ come The Dark Eye sta a D&D > non lo dico con cattiveria, ma è palese che si tratta di giochi di ruolo da tavolo che appartengono allo stesso sottogenere e si somigliano molto, ma uno è decisamente più famoso dell’altro, o almeno è così da noi.
Prima di scoprire questa cosa, che in parte indurisce il mio giudizio, pensavo semplicemente che Shadowrun fosse un gioco con una bella ambientazione seppur poco originale, un mix di elementi che vanno di moda senza però una vera coesione (cyberpunk, giapponesi, futuro dispotico con influssi magici/fantasy > un vero mescolone)
L’avevo in parte scusato, dicendomi che il gioco era vecchiotto e indie (per di più finanziato con kickstart > lo ammetto non ho indagato troppo dopo aver scoperto la vera origine dell’ambientazione) e che tutto sommato, per quanto confusa, funzionava visto che la campagna non è che sia lunghissima.
Se giochi al Returns di fatto non è che capisci molto di più: c’è stato un cataclisma, la gente si è “risvegliata” (scusa per spiegare perché ci sia la magia e le solite razze da fantasy), il mondo è uno schifo e tu sei infondo alla catena alimentare... fine.
Comunque funziona, tutto sommato.

La cosa che mi ha delusa di più non è stata l’ambientazione, o la trama stessa del gioco, e stranamente nemmeno la gameplay (anzi)... no, la cosa che mi ha deluso di più è stata la durata.
Un gdr che dura 10 ore, indie e tutto quello che ti pare, non è un gdr.
Sono baldanzosamente arrivata al finale tutta allegra convinta di star finendo solo la prima missione importante, convinta che dopo il caso dell’amico morto ci fossero almeno altre 2 missioni simili e invece no, finisce lì.
Non mi aspettavo l’inculata del caro Sam, per quanto era prevedibile (visto che è sempre stato povero in canna), perché non avevo acceso il cervello più di tanto: era una scusa per iniziare l’avventura e la coerenza spesso è andata a farsi un giro durante la partita...
Però mi aspettavo di più, almeno una vera sezione finale che variasse un minimo, anche solo per le scelte dei dialoghi finali... Chiedo troppo?
La campagna poi è terribilmente lineare, tant’è che salvo l’Union (che più che un rifugio è un hub di negozi, o almeno io non mi sono mai sentita “a casa”) il 99% delle altre mappe le vedrete solo una volta e in alcuni (fin troppo rari) casi nemmeno una perché si tratta di sezioni opzionale, e di opzionale c’è davvero pochissimo (per di più gran parte delle missioni opzionali sono dei meri trigger di una quest principale che sbloccano 2 dialoghi in più) e se seguite sempre gli indicatori gialli, gli obbiettivi principali, probabilmente arrivate alla fine del gioco in poco più di 6-7 ore in modalità normale.
Nonostante sia così lineare la difficoltà a volte ha degli sbalzi improvvisi -.-
Generalmente è un gioco non particolarmente difficile, ma ci sono casi in cui rischi di morire come una pera lessa solo per scoprire che la stanza dopo era piena di kit per resuscitare i compagni (che dopo qualche turno di KO escono dal party, per cui nelle missioni lunghe spesso ti trovi col gruppo ridotto al minimo nelle fasi finali) > gli insettoni più che essere difficili sono uno strazio, perché per ucciderli sei obbligato a dedicargli due personaggi ogni turno, cosa inutilmente frustrante...
I compagni non sono particolarmente incisivi o utili (soprattutto Coyote, che alla fine è l’unica che fa un po’ più di presenza, ma è utile quanto una scarpa vecchia), non mi aspettavo niente di che, niente romance o quest dei compagni, ma a questo punto è meglio non abbozzare minimamente la cosa e far riempire il party solo di mercenari usa e getta, salvo qualche personaggio obbligatorio per dovere di trama; tanto valeva limitare i personaggi “amici” all’Union come negozio, consiglieri o simili.
Ultimo difetto, che in realtà è una cosa generalmente standard (o almeno è un classico dei tristi strategici esagonali a cui gioco), il puntamento non propriamente preciso: a volte bisogna litigare un po’ per far andare il personaggio nel quadratino che si vuole mentre, spessissimo, devi clickare più di una volta per fargli capire che deve toccare un certo oggetto o parlare con una certa persona (ci sta che sia anche a causa della risoluzione e del mio tenere il più possibile la telecamera a distanza massima)

Resto convinta del fatto che il Returns sia più simile a prologo che a un gioco vero e proprio perché: la storia si conclude sul più bello ed è palese che il gameplay sia pensato per qualcosa di molto più massiccio e duraturo > infatti, immancabilmente, un anno dopo è uscito il Dragonfalls e poi nel 2015 Hong Kong –non so cosa ci riservi il futuro.
Ma, ehi, se devi recensire qualcosa di datato devi fingere di essere nel 2013 e subirlo così com’era –anche perché il mio portatile è di quei secoli lì :P
Comunque da una parte sono felice così, l’engine è rimasto più o meno invariato e questo mi fa ben sperare di riuscire a giocare fino all’Hong Kong senza problemi di prestazioni; poi, ammettiamolo, il misto 2D/3D isometrico e l’engine libero mi fanno tornare in mente i bei vecchi tempi, soprattutto l’Aurora Engine e NWN! Anche perché come nel primo NWN ci sono tanti dialoghi accompagnati da una immagine che illustra chi parla e hanno pure una struttura verticale (a differenza di BG) che mi riporta subito alla mente quel poveraccio di Valen *fufu*

Che altro dire? Ho già detto che il gioco fila bene (anche se è breve), graficamente tutto sommato fa il suo lavoro, il gameplay è ben strutturato e vario (seppur sovradimensionato per la campagna) e, uhm... Oh! Già! Una cosa che non mi aspettavo ci fosse e invece c’era davvero (?)
Quando l’ho comprato ho visto che tra le lingue era segnalato l’italiano ma, lo ammetto, quando ho visto che l’installazione diceva solo “english” non mi sono scomposta.
Invece è veramente tradotto in italiano e, come il gioco, la traduzione tutto sommato è funzionale anche se ha varie frasi un legnose, qualcuna è rimasta in inglese, diversi casi di errori di battitura (soprattutto per quanto riguarda parole che subiscono modifiche a seconda del sesso del protagonista) e di tag sbagliati (9 etichette su 10 sono contortane da caratteri random al posto delle parentesine)
Insomma non è perfetta, e penso sia frutto di un lavoro fanmade poi implementato all’interno del gioco ufficiale, ma se proprio non sai l’inglese basta e stra-avanza per giocare.
Come già detto, però, non mi sono informata più di tanto e mi limito a subire passivamente quanto comprato :P
Ps ho appena scoperto che esiste pure una versione tablet di ‘sto gioco, finché la mucca da il latte spremila! (anche se in questo caso a spremarla  un coniglio? Che brutta immagine)

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