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Warcraft & Ragnarok di carta [doppia recensione]

Settimana delle recensioni dei volumi alluvionati (anche se in realtà questi non hanno preso l’acqua).
Quest’oggi parlerò di Ragnarok di Lee Myung-Jin, edito da noi dalla Flashbook, e le tre “serie” ispirate a Warcraft, edite dalla J-pop.
Il motivo per cui ho fuso queste due recensioni è presto detto: Warcraft e Ragnarok in realtà hanno molto in comune, uno è un manhwa incompiuto e l’altro una serie parzialmente incompiuta, sono entrambe opere tratte da videogames e... il resto lo scoprirete qui sotto *fufu*

Come la Suppy conobbe Ragnarok
Il mio primo incontro con l’mmorpg Ragnarok Online è avvenuto mediante un patetico cd in regalo con una rivista di computer, allora mio zio mi dava tutti questi cd (solitamente contenenti demo) perché lui non sapeva che farsene e Ragnarok fu la prima grande delusione perché allora non avevo internet e non capivo come farlo funzionare *ahah*
Tale delusione è rimasta invaraita negli anni successivi, ho ancora il cd (mai usato), e quando ho scoperto che esisteva un fumetto tratto dal gioco decisi di comprarlo, ma sulle prime sbagliai Ragnarok (comprai uno della Star che parla di tutt'altro) così dopo anni, quando ormai la serie si era “conclusa” anche per noi, finalmente misi mano al Ragnarok a cui verament puntavo.
La mitologia norrena non mi dispiace, ma ho una avversione genetica per i giochi online e questo manhwa di certo non mi ha fatto venire voglia di dare una possibilità a questo giochino online fatto di sprite (ammesso che se lo fili ancora qualcuno)

Come la Suppy conobbe Warcraft
Tutto iniziò con un cd copiato *cof cof* di Warcraft III e non mi sono spostata molto da lì.
Fino a quel momento avevo giocato per lo più a cose come Baldur’s Gate e passare dal RPG isometrico a un abbozzo di strategico 3D fu un po’ complicato sulle prime, poi ero davvero piccola, e così finii più che altro per fare schermaglie random perché in modalità storia ero una frana.
Comunque già allora, nonostante non fossi andata tanto lontano, sapevo come finiva la storia grazie alle tracce audio facilmente ascoltabili nell’editor allegato (insomma è stata una sorta di FFVII: 2 la vendetta).
L’ho giocato come si doveva solo quando recuperai, molto dopo, l’espasione Frozen Throne e non ho mai messo piede su WoW per la sopracitata intolleranza ai giochi online (anche se un paio di volte c’è mancato poco che ci entrassi) o sui capitoli precedenti perché già quando giocai, nel vero senso del termine, il 3 aveva una grafica indegna.

Questo fa di me, in ambo i casi, una innocente esterna, non una fan dei giochi o del mondo dell’opera in generale *nod*

Ragnarok, 10 volumi di follia –su 40 previsti
Ragnarok è una serie iniziata in corea sul finire del secolo scorso e giunta da noi, per mano della Flashbook, nel 2004 (per di più per il mio compleanno) e –a detta loro– è stata una delle opere di punta dell’editore (d’altro canto il redazionale di Ragnarok è stato anche usato per annunciare l’uscita, in casa Flashbook, del fumetto di Warcraft e poco dopo hanno dovuto rimangiarsi la parola, suppongo che allora non abbia suscitato il clamore di Pandora solo perché erano coinvolti editori e opere minori).
La serie è rimasta eternamente incompleta, faceva parte di un enorme progetto di cinque macro opere (il manhwa doveva narrare la terza parte) ma il successo sconcertante del gioco, sommato a una editoria coreana neonata e ballerina, ha spinto l’autore ha mollare tutto per dedicarsi all’universo online (tant’è che Ragnarok è il primo manhwa ad aver avuto una trasposizione animata giapponese).
Tutt’ora Lee Myung-Jin (ma anche lo studio Dive to Dream Sea) non ha rimesso mano al pennino, nemmeno per altre serie.
A scanso di equivoci è nato prima il manhwa e poi, sulla scia del successo in patria (e poi mondiale) il gioco che si basa sull’immenso mondo costruito per la versione cartacea.
Tutti i volumi disponibili, salvo un paio di douji/fanzine del DDS, sono stati pubblicati da noi.

Se mi si chiedesse a bruciapelo cosa ne penso di questa serie probabilmente la risposta sarebbe un inarticolato: interrotto, plagio, disegni sconclusionati.
Perché plagio?
Eh?
È la seconda parola che hai detto per descrivere ‘sta opera.
Ah, sì...
E allora?
Allora cosa?
Perché plagio!?
Ehm... -.- c’è un unico argomento vietato su questo blog se non sotto forma di release, a voi l’ardua sentenza.
Nonostante sia un caso più unico che raro di fumetto incompiuto comprato dalla sottoscritta (per di più SAPENDO che era incompiuto) e ancora più unico che raro il fatto che sia uno dei tre che rileggo spesso e volentieri –almeno per i miei standard, tutto ciò non vuol dire che mi piaccia nel vero senso del termine...
Quindi non si può dire che lo ami, lucidamente e logicamente lo devasto dalla prima all’ultima caratteriscia:
i disegni hanno ben poco a che vedere con gli standard coreani e onirici di ora, il tratto è peso ed è un occidentalizzante con occhioni alla manga anni 90, soprattutto nei primi volumi spesso i personaggi si deformano o sono irriconoscibili tra i vari cambi di look e i combattimenti (che però hanno il pregio di non essere eccessivamente confusionari);
la storia narrata è alquanto classica (amnesia, amanti della vita passata, ribellione agli dei, ecc...) anche se si muove in un mondo ricco di dettagli e spunti che però non vengono descritti accuratamente (per quanto si rifaccia alla mitologia norrena certe cose sono molto diverse e troppo “videogame-like”) creando un mappazzone confuso di città, razze e classi.

Molti di questi difetti sono dovuti all’età stessa dell’opera, perché magari allora erano anche una innovazione ma ormai sono diventati un clichè del genere.
Non si salva nulla ma, come per un’altra cosa *cof cof*, per qualche strano motivo risuona nelle mie corde e non riesco a staccarmene, ma nemmeno a farmi venir voglia di saperne di più oltre a leggere due info due sulla wikia.

È un opera che merita? Probabilmente è un “must own” per tutti gli otaku amanti del fantasy e del combattimento sfrenato (il fanservice è così minimo da essere irrilevante) ma è pur sempre un'opera incompiuta, e io odio le opere incompiute (salvo questa) e gli editori che lo portano in italia (ma questa volta la Flash non ha colpa, quando hanno iniziato era ancora in corso).
Ovviamente tutti i fan del gioco dovrebbero averlo, e probabilmente ne capirebbero più di me.

Warcraft, come affossare un editore ‘mericano
Dopo tutti questi anni, sono ancora cotta della voce italiana di Illidan *cry*
E, a quanto pare, anche di quella americana.
Eh?
Rimembri quando hai notato quella cosa su T&B?
... O.o Sommo LIAM~
La Tokyopop è nata come distributore e traduttore di opere orientali (manga, manhwa e un paio di manhua) poi ha fatto un passo più lungo della gamba e, tramite le conoscenza e i contatti fatti con la principale occupazione, si è messa a produrre fumetti in proprio unendo autori occidentali e orientali, dando così vita a opere come Princess Ai e i volumi su licenza Blizzard di Warcraft (tutto edito da J-Pop).
La prima serie “warcraftiana” è stata una trilogia, la “Warcraft: The Sunwell Trilogy”, uscita in patria nel 2005 e da noi nel 2007.
Alla storia avevamo le mani abili di Richar A. Knaak e ai disegni le altrettanto abiliti (e in piena cresta dell’onda grazie a suo Demon King –indovinate un po’, edito in USA dalla Tokyopop) del coreano Kim Jae-Hwan.
Ho visto definire questo fumetto in mille modi ma ovviamente non va bene “manga” (non essendo made in JP) ma nemmeno “manhwa” perché questa è un opera commissionata da un editore americano, NON coreano, al massimo è un comics (dai disegni orientaleggianti) al pari di un DC -.-

Nella Sunwell Trilogy incontriamo diversi personaggi, stipati un po’ malamente nei tre volumi: abbiamo un paio di draghi blu (Kalecgos e poi Tyrygosa, teoricamente fidanzati ma come poi vedremo il cuore di ognuno poi va per i fatti sua), un paladino della Mano d’Argento (Jorad Mace, ex-attendente di Arthas) e Anveena (una misteriosa ragazza che poi si rivelerà essere il Sunwell stesso).
Ci sono poi varie entità minori e un antagonista ridacchione, ma in soldoni il “party” è questo e tutto inizia con Kal che cerca di sfuggire a una banda di cacciatori di draghi e incontra la giovane Anveena e la sua assurda famiglia, tale incontro costerà alla giovane tutta la sua (falsa) vita passata con un anello da schiava come bonus, così Kal non se la sentirà di abbandonarla e riprenderà il viaggio per il Sunwell con lei, Tyr appena giunta e poco dopo suddetto paladino depresso.
Facendosi strada tra non-morti più o meno senzienti, e elfi più o meno pazzi (per di più fuori dal fumetto Dar'khan praticamente non esiste) i nostri arriveranno al grosso buco ove sorvega il Sunwell solo per scoprire l’amara verità su Anveena e qui dividersi definitivamente.

Subito dopo uscì Warcraft Legends, antologia volta solo a sfruttare una licenza che ci certo era costata cara alla Tokyopop.
Uscita in quasi contemporanea da noi e in america, annata 2008, contiene oneshot disegnate e illustrate da vari autori che vanno dall’america, alla corea, alla cina, alla spagna, ecc...
Ogni volume contiene, come prima storia, una shot del duo della Sunwell Trilogy che narra la storia del Tauren Trag (morto durante la Sunwell), tranne nell’ultimo dove c’è una dimenticabilissima shot onirica sui personaggi defunti in Warcraft III.
Gli altri capitoli, più o meno, sono sempre dei soli autori ma, salvo un paio di casi, le storie non sono legate tra loro.
Il volume 1 è gradevole e con dei buoni mix di storia e disegni (anche se quelli di Olivares stonano un po’), il secondo volume è innocuo ma ha il pregio di avere una delle illustrazioni più belle, il terzo è già più noioso ma la storia “non-morta” risulta simpatica, il quarto mediamente si salva ma c’è la bastardata del capitolo non conclusivo nel finale (che finisce in poche pagine nell’ultimo volume) e nel quinto, l'ultimo, ci sono le conclusioni delle varie storie lasciate a mezzo.
Ovviamente è una commercialata assurda, ma tutto sommato è innocua, soprattutto se comprata a prezzo stracciato.

Nel 2010 iniziò la nuova trilogia Knaak-Kim, la "Warcraft: Shadow Wing" (invero mi dicono che nel mezzo uscirono alcuni volumi unici vari, anche qui da noi, ma non li ho mai visti in vita mia) che premetteva di essere carina anche se qualitativamente inferiore alla prima.
Ci spostiamo sull’asse temporale passando alla World of Warcraft: The Burning Crusade; Jorad ha fallito miseramente nella sua vendetta, dopo essersi fatto masticare un po’ dai non-morti ha cercato l’assoluzione in quest’altra missione suicida, ma non è particolarmente ben visto dai compagni.
Incontra per caso Tyragosa (the power of love~) e con lei decide di investigare sugli strani avvenimenti che si susseguono e soprattutto sui misteriosi draghi di energia che svolazzano sulla loro teste e che, a fine volume, risulteranno essere i figlia del malefico drago nero Deathwing.
Perché dico che è qualitativamente inferiore? Intanto i disegni si sono fatti più bruttini e frettolosi e la storia non carbura affatto (e si perde in inutili cliché) a differenza della Sunwell, che era anche troppo veloce.
Purtroppo, nonostante esista una cover, un sunto e un nome per il secondo volume (Nexus Point) esso non è mai uscito perché la Tokyopop è finita a gambe all’aria prima e nessuno dei due autori coinvolti ha più parlato di questa trilogia XD
Con questa notizia bomba, stagionatissima, chiudo coi riassunti delle ennemila serie sfigate giunte da noi.

I fumetti ci provano a essere “user frendly”, con dei mega riassuntoni iniziali che spiegano la lunga e complessa storia dell’universo Warcraft, ma in realtà uno completamente a digiuno non ci capisce nulla, anche a causa di alcuni personaggi utili ai fini di trama ma che appaiono troppo brevemente per essere ben contestualizzati (come Sylvanas o Korialstrasz).
La Sunwell Trilogy è uno spin-off gradevole, un po’ frettoloso ma con dei bei disegni alle spalle e infatti, cogliendo la palla al balzo, la Mondadori poi ci ha fatto un mega volumone che racchiudeva tutti e tre (money, baby –ho visto ora che esistono anche due mega volumi coi Legends O.o).
L’edizione italiana è mediamente ben fatta, c’è qualche cambio illogico di font qua e là (più che altro nel Legend) e si nota che non è stato tradotto da un fan sfegatato visto che gran parte dei nomi dell’universo Warcraft non sono scritti nella loro controparte ufficiale italiana ma lasciati in inglese.

Come per Ragnarok, comprare i “manga” di Warcraft merita solo se siete dei fan, in caso contrario concedetevi al massimo la Sunwell Trilogy, ma non aspettatevi troppo.

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