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Sayonara Sorcier [commento a caldo]

Sayonara Sorcier, da noi “Addio, Stregone” (penso che chiunque si sarebbe capito anche solo lasciando il titolo giapponese traslitterato) è l’ultima opera della Hozumi ad essere arrivata da noi.
Sono solo 2 volumi quindi cosa mai potrebbe andar storto?

Ho conosciuto quest’autrice tramite un'amica e quello che allora ci era sembrato un illogico licensed di una piccola antologia delle sue prime opere, per di più con l'assurdo anglico titolo "The Wedding Eve".
Non mi era dispiaciuta, josei fino al midollo sia per i temi che per il tratto, era una raccolta di oneshot godibilissima... Così ho colto la palla al balzo e comprai all'uscita il primo volume di Addio Stregone (e ammettiamolo Theo sulla copertina ha il suo fascino).
L’ho preso non sapendo di cosa parlasse ma solo per “amore” dell’autrice.
Inizialmente non era affatto male: Francia del secolo scorso (scorso), il bel direttore della galleria d’arte che vuole abbattere le vecchie concezioni e aiutare i nuovi pittori... Insomma poteva anche funzionare nonostante alcune imperfezioni della trama (più che altro legate al peso, al lavoro e alle abilità di Theo) ma poi è successa la tragedia... è apparso Vincent Van Gogh.

Ora il vero Vincent Van Gogh non mi ha mai interessato granché, non tanto perché mi sia toccato studiarlo a scuola ma perché non ho mai avuto una grande passione per i dipinti soprattutto quando inizia a fare futuristi, macchiaioli e compagnia bella... (il cane a mille zampe però è simpatico *cof cof*)
Intendiamoci nemmeno le cicce di Botero mi sconfinferano più di tanto, stessa cosa per la Venere di Botticelli o i grandi classici... generalmente sono insensibile all’arte che ci volete fare?
Però diciamo che Van Gogh, nel suo piccolo, era stato catalogato come “ah, il pittore imbecille”.
Non voglio sminuire la figura e l’importanza dell’uomo realmente esistito ma nella mia piccola raccolta mentale dei pittori è uno di quelli che maggiormente non sopporto, non lo odio nel vero senso del termine ma ha quel grado in più di indifferenza rabbiosa che lo distingue dagli altri.
Insomma ho finito col comprare un manga riguardante una personaggio storico che trovo insopportabile ma, a conti fatti, non è quello che mi ha frenato nella lettura, è stato più la sensazione di “DanBrownata” che pervade questa breve opera.

Che sia a causa del film, dei libro o delle chiacchiere tutti più o meno sappiamo chi è Dan Brown e che (tra le tante cose) ha scritto “Il Codice da Vinci”.
Ai suoi tempi d’oro –in cui non si sentiva parlare d’altro– tanta gente era infuriata perché aveva distorto fatti storici, ecc... La cosa tutto sommato a me non pensava perché, con tutta la buona volontà, era un cavolo di libro di narrativa non un saggio storico -.-
Allora la “DanBrownata” del mastricciare un po’ la storia e venderti per ‘vera’ una versione mooolto riveduta e corretta non mi fece ne caldo ne freddo e non capivo perché certa gente fosse così tanto incazzata.
Gli anni passano e forse a causa dell’aver notato come imperversi ovunque l’ignoranza (anche quando si parla di argomenti di nicchia tra gente di nicchia), alla fine mi sono trovata a comprendere gli haters di Dan Brown! Dopo anni e anni di manga (e affini) storici, più o meno veritieri, ho provato quel disgusto e quella voglia omicida che animava tali persone.
Sayonara Sorcier mi ha trasmesso solo questo: un vago disgusto, una certa irritazione e, senza un vero motivo plausibile, un odio viscerale verso il vero Van Gogh che non mi ha fatto nulla se non esistere e permettere a qualcuno di partorire ‘sta porcata.

È un dato di fatto che mi piacciono i manga storici, certo quelli con una ambientazione occidentaleggiante il più delle volte non mi fanno impazzire ma perché essendo cose che già conosco perdono il loro “fascino esotico” e noto gli errori e le imperfezioni (o le vere e proprie cantonate) di quella parte della “nostra” storia vista con un occhio orientale, per così dire.
Adoro le opere storiche ambientate nella cina/corea/giappone antico perché sono il metodo più immediato e di facile comprensione per capire la loro storia, senza studiare o dover prendere una laurea apposita; certo non sono fedelissime e tutto il resto, ma per avere un idea generale bastano e avanzano (poi io sono una di quelle 3 deficenti al mondo che quando traduce un manga storico un minimo di ricerca la fa, vedi le note di Donten, a differenza di certi editori -.-)
Questo per dire che tutto sommato, nonostante il buon vecchio Gogh, questo manga sarei dovuta riuscire a leggerlo allegramente senza desiderare di spaccarne la costola e dargli fuoco più o meno ad ogni pagina.
L’unica informazione utile che si ricava dalla lettura di questo manga è: “oh, è vero... Van Gogh aveva un fratello che lo manteneva... *ricordo di una lezione random di tanti anni fa*” per il resto, dal mio punto di vista, è da buttare.

Theo ha dedicato la sua vita al fratello e la sua missione è far conoscere le opere dell’altro Gogh al mondo.
Quindi l’Hozumi, dopo averci presentato Theo  e aver tratteggiato un po’ la Francia dell’800 dal punto di vista artistico, ci introduce (quella disgrazia) di Vincent, che in questa versione è un pacioccone celebroleso sempre allegro.
Per tutta l’opera vedremo Theo che si sforza di far aprire gli occhi all’altro, arrivando quasi ad avere una crisi isterica, culminando nella peggior scena da film americano di serie Z: i cattivoni della frangia dei vecchi artisti rapiscono Vincent, lo menano un po’, il fratello va da lui e intavola un luuuungo discorso che non sta ne in cielo ne in terra su chi si debba sparare (il manga è pieno di momenti simili, ma questo è davvero soporifero e artificioso per essere una scena madre decente), alla fine Vincent si “risveglia” e, assunta una faccia da Rocky Joe, blatera del’altro e senza motivo si fa saltare il famigerato orecchio...
A quel punto i cattivi li lasciano andare come se nulla fosse, probabilmente perché durante il dialogo si erano addormentati e al risveglio si erano dimenticati che cazzo ci stessero a fare lì (in una chiesa poi...)
Quando Vincent, grazie a dio, crepa mi sono chiesta che diavolo ci fosse nell’altra metà del volume (lo ammetto, ho sperato in una oneshot completamente slegata ai Gogh) e per un attimo la trama ridecolla col buon vecchio Theo che assolda un certo scribacchino per riscrivere la storia del fratello, in breve la versione che conosciamo tutti noi, in modo da renderlo “bello, dannato e popolare”.
Se si fosse concluso con la scena dei fan che guardano i quadri di Vincent si sarebbe ancora potuto salvare, ma purtroppo l’autrice è andata oltre (disegnando forse la scena di come le era venuto in mente di fare questo manga) e ha definitivamente sbrodolato la storia.

Razionalmente sono la prima a non capirlo... Non so quale fattore abbia fatto scattare in me questo odio puro per la miniserie in questione, forse è un concatenarsi di eventi sfortunati (mi aspettavo altro, tipo una cosa alla Annarasumanara + trama lenta + co-protagonista odioso, ecc...) perché non è la prima volta che mi capita di leggere la “vera storia” di un personaggio storico, riveduta con occhio jappico, e la scusa per cui è storicamente ricordato in maniera diversa è perché qualcuno ha riscritto la sua storia dopo la morte... Cristo! Ho comprato anche Ooku insieme al volume 2 di Addio Stregone! Ed è pure più pesante come lettura rispetto all’opera di Hozumi! Com’è che quello mi piace e questo lo darei in pasto ai pesci?

Non c’è niente da fare, Addio Stregone mi è rimasto qui (non va su e non va giù) e avrai tanto voluto non averlo mai letto.
Lo so che tutti lo osannano e tutti lo amano, che ha vinto anche il Kono Manga ga Sugoi 2014 e tutto il resto... ma sinceramente non me smaglia nunca e andiamo a mangiarci i Nascondini inzuppati nel caffé latte che l’è meglio >.<

p.s. l’ho notato ora... altro che Ooku, oggi ho compranto quello, Addio Stregone, Innocent e Saiyuki oggi -.- praticamente sono tutti manga storici (ok, l’ultimo è pseudo storico)

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