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Guida alla Lettura - L'arcano Mistero chiamato Adattamento

A qualcuno mancava questa faccina? Sinceramente a me no, perché vuol dire che devo scrivere un'altro post comprensibile più o meno a tutti, non venato di insulti a qualcuno, e il tutto nella maniera più corretta e ricca di informazioni possibile O.o
Anyway ben tornati alla Rubrica nella Rubrica, per tutti quelli che vogliono sapere quelle 2-3 (inutili) cose in più sul mondo ufficiale-ufficioso dei manga in italia o sui termini vari che vengono sbattuti qua e la.
(anche se spesso questi articoli sono una scusa per la Suppy per non postare le recensioni ahahah --> 28 pagine di appunti, creperò prima di psotar tutto!!)

Il settimo arcano orrore del mondo delle edizioni: l’adattamento.
In realtà stavo pensando di fare questa mini-guida da tempo il tutto inizialmente generato dal (mi pare) primo volume di A Certain Magical Index e dalla polemica che venne fatta a causa della traduzione, probabilmente perché Yupa (er traduttore) tiene un blog abbastanza seguito con tutte le sue critiche, talvolta evitabili, ai lavori altrui e le fisime che si fa per i propri (infatti ho iniziato a leggerlo per Five Stars).
Mentre leggevo il battibecco su animeclick ridacchiavo, ma d’altro canto Index non mi interessa e mai mi interesserà quindi ovviamente non andrei mai a parlare di questo manga, diciamo che quanto segue è una mia spiegazioncina veloce e decisamente più generale.


Cose da non dire ai lettori: nonostante i fan all’otaku siano divisi tra “i traduttori ufficiali fan cagare, meglio il fan4fan” e “i traduttori ufficiali sono tutti professionisti, fanculo i jappominkia” la verità sta nel mezzo e disgraziatamente pende più a favore dei manga scan e compagnia bella.
Tralasciando che il mondo dei manga scan è inflazionato di gruppi davvero pessimi (criticate criticate ma poi vi andate a leggere la loro versione solo perché esce prima -.-) che non sanno tradurre manco dall’inglese e nemmeno mettere un testo (anche i muri sanno che il Comics Sans non si usa da nessuna parte fumetti soprattutto).
Comunque in un mondo ideale è assai probabile che un traduttore in erba e i suoi collaboratori abbiamo maggior cura delle tavole e del testo di un fumetto, anche perché a differenza di una casa editrice loro lavorano a capitolo e non a volumi interi (sacra verità che tutti dimenticano...), però è anche vero che in un mondo ideale le case editrici non snobberebbero i manga scan ma invece tenterebbero di collaborare con loro o col dare lavoro a quei poveri sfigati un po’ più bravi (prendevi 3 fan con un po’ di sale in zucca e facevi un Kuroshitsuji come dio comanda dal primo numero, invece di continuare a modificarlo volume dopo volume -.-).

D’altro canto c’è anche una triste verità celata dietro alle case editrici, traduttore ufficiale = professionista? Ma non prendiamoci in giro, ultimamente si sta migliorando su questo fronte ma per diversi anni chiunque sapesse un minimo di jappo veniva preso come traduttore anche perché il capo redattore, o chi per lui faceva i colloqui, non aveva i mezzi per constatare se il tizio che aveva davanti aveva tradotto bene o meno la “provettina” e praticamente passavano tutti in automatico.
Quindi per anni abbiamo letto, con molta probabilità, traduzioni fatte da persone comuni che sapevano un po’ di giapponese perché c’avevano la ragazza giapponese, o perché avevano inizio (e magari manco finito) gli studi all’uni, se poi dobbiamo parlare della qualità media delle uni in italia ci scappa il post di protesta papiroso -.-
Quindi evitiamo di credere che sia sempre oro colato ciò che si trova dietro a nome mal stampato nei crediti di un volume, perché credete davvero che tutti quei figli del capo con la ragazza jappica siano stati mandati a casa? Ovviamente no.


Traduttore vs Adattatore: se non si fosse capito dal pezzo prima ho avuto qualche litigata con cotali figli di papino, anche se quello che mi sono trovata a fare io era più un “check” che un adattamento (venato di crisi mistiche quando magari mi trovavo a dover controllare il papiro dei nomi), quindi parlo con cognizione di causa non per dar aria alla bocca come tanti altri.
Teoricamente parlando un traduttore può davvero consegnare ‘na meida che pare uscita da google translate ricca di frasi sconnesse e termini senza senso, se nessuno lo bastona e il poveraccio che lo segue riscrive altrimenti appunto abbiamo volumi con testi orribili.
Ci sono anche quei casi in cui proprio la casa editrice richiede al traduttore una traduzione legnosa e il più letterale possibile, perché magari sono in più a tradurre quel volume o magari ci si affida a diversi traduttori per la serie (poco professionale ma non così raro), in modo che poi il suo fido uomo in casa editrice (perché la stragrande maggioranza dei traduttori sono collaboratori esterni usati da più case editrici) sistema i testi e rende il tutto più omogeneo, d’altro canto è più facile litigare col vicino di scrivania che con un tizio che senti per mail.

Non voglio salvare la faccia ai traduttori, ci sono persone che proprio non andrebbero pagate e son pure piene di boria, ma se al lettore, se al cliente finale, arriva uno schifo mostruoso è al 90% colpa della fase intermedia, ovvero lo schiavo della casa editrice, ovvero l’adattatore (che con ogni probabilità si trova a dover curare non solo la traduzione ma ogni dannatissima cosa del volume, dal lettering alla stampa schifida della tipografia).
Nota a inesistente piè di pagina: come i traduttori anche molti redattori/letteristi/ecc... sono esterni alla casa editrice, perché costa meno.
Il principio è quindi sempre lo stesso, ovvero prima di criticare un volume iniziate a leggervi i crediti (anche se spesso non c’è la voce adattamento e lì si capisce la qualità del volume, c’è solo da sperare che chi cura il volume un occhio l’abbia dato o abbia sobbarcato il letterista, o simili, di tale compito) e se c’è leggetevi il redazione, perché dal redazionale si capisce quando sia più o meno idiota chi si è preso l’incarico di frustare lo staff; col tempo noterete che certi nomi si ripetono fino alla nausea e che regolarmente nel volume ci sono quelle due o tre cose che vi fanno schifo, e (finalmente) a quel punto potete gettar merda e paginate di frustrazione, insomma liberatevi la lingua e criticate adesso che ve lo potete permettere, così facendo inoltre capite che la colpa non è sempre e solo dei poveri traduttori.

Esempino: i volumi Ronin (*risatina di 2 ore*) sono diventati totalmente illeggibili, i Kappa non sono mai stati dei maestri, salvo quando di fatto la concorrenza non esisteva, ma ultimamente stanno peggiorando in maniera esponenziale facendo uscite in ritardo cronico, costose e con traduzioni incomprensibili e guarda caso è svanita molta gente dai crediti, non esiste più la voce adattamento e, come dicevo nella recensione a Necrate, probabilmente schiantano direttamente il testo del traduttore (senza nemmeno leggerlo e magari fare 2 domande al tipo).


I compiti di un adattatore: in una sola parola “booooooooh”; scherzi a parte è una fase fatta molto alla “dick of dog” (che poi non si dice ma ormai c'è una luuuuunga scolastica storia dietro questo modo di dire) sia in ambito official che unofficial, ogni casa editrice e ogni capoccia interno decide un po’ come fare, quindi si va dai casi limite in cui proprio non si legge la traduzione e non si sente il traduttore per i passaggi più criptici ai casi in cui c’è un magari traduttore minore interno/esterno alla casa editrice che ricontrolla ogni singola parola della traduzione.
Nonostante un adattatore dovrebbe restare più omogeneo e anonimo possibile capita spesso di notare frasi ricorrenti o modi simili (es. uccidere tutti gli onorifici o lasciarli), non si può farci nulla è come l’analisi oggettiva che si doveva fare a scuola è impossibile perché ognuno di noi vede il modo in maniera soggettiva, avoja ad essere il più possibile professionale qualcosa ti scapperà sempre.
La cosa importante è la continuità, ovvero non andare a modificare lo stile a metà della serie e anche se cambia il traduttore bisogna fare in modo che non si noti troppo il cambio di mano.
Cosa ovviamente difficile da fare in serie infinita come one-peace, ma se non altro a lavori conclusi ci sono alcune case editrici che fanno una seconda edizione proprio per dare omogeneità al tutto e sistemare magari qualche errore (e non ristampare la vecchia versione intoccata solo per farci due soldi in più, cara mamma Planet :P).

Prendete ad esempio Inuyasha, che poi è l’unica serie fottutamente lunga che sono riuscita a finire (e con quella terribile esperienza ho chiuso con le serie da 10+ volumi), nella prima edizione abbiamo avuto i primi numeri pieni zeppi di note, con proprio una paginata finale al volume, ma poi di punto in bianco le note sono sparite ed era già tanto se c’erano 2-3 parole spese tra una vignetta e l’altra.
Nuova edizione, formato sempre uguale (e non un fritto misto di volumi sottiletta e non), note ecc... o almeno così ho visto sfogliando i volumi ovviamente non l’ho ricomprata, e poi ci troviamo a leggere Angel San Gold, ad anni di distanza dalla prima edizione, con le solite tavole mal ricostruite, i font anni 90 e i balloon mancanti, insomma la vecchia edizione solo stampata più sgranata e costosa XD

Ufficialmente l’adattamento, in linguistica, è quel processo in cui si tenta di rendere una parola straniera in italiano restando il più possibile fedeli al senso del termine d’origine, quindi teoricamente l’adattatore dovrebbe “uccidere” tutti i termini giapponesi e renderli in italiano ed ecco spiegato perché negli anni 90 gli onigiri diventavano crochette, i takoyaki polpette, e il ramen spaghetti, oppure creare delle storpiature (tipo bordeaux - bordò).
Ora non è più possibile fare una cosa simile, perché la cultura giapponese è un po’ più conosciuta e spesso il lettore ride se gli viene spiegato cos’è un “-san” o un “-kun”, come si scandalizza a leggere cose come “sono un mero maggiordomo”.
Quindi l’adattamento è diventato ancora più ambiguo di quanto non fosse in partenza, teoricamente si dovrebbe stendere degli standard, magari dicendo che nei mainstream e nei kodomo sarebbe meglio “uccidere tutto” e spiegare (anche più di una volta) ogni singolo termine rimasto (come ad esempio gli onorifici) in modo da acculturale le giovani menti che un giorno cresceranno, cambieranno fascia di lettura, e non si chiederanno il perché Caio chiama il capo “-sama” mentre il figlio non usa alcun onorifico (perché è un cazzone irrispettoso).
D’altro canto perché mai doversi sprecare a fare le cose con metodo? Il mondo del’editoria italiana fa abbastanza schifo e l’unica cosa che conta sono “gli euri”.

Per farla breve, non attaccate i traduttori (per quanto infami raccomandati possano essere) ma continuate a scaricare, con pertinenza e termini civili, il vostro odio sugli editori.
*inchino*

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